MONASTERO DEL SS. SALVATORE

L'ex Monastero benedettino del SS. Salvatore è il complesso religioso
più grande ed elegante della città. Si trova lungo Corso Vittorio
Emanuele, alla sinistra della Chiesa di San Francesco all'Immacolata.
Costruito nella prima metà del Settecento su progetto di Rosario
Gagliardi e con l'intervento successivo di Vincenzo Sinatra, rappresenta
uno splendido esempio dell'architettura conventuale tardo barocca
locale.
L'ex Monastero benedettino del SS. Salvatore si trova
nell'area dalla Majoris Ecclesiae, sull'asse viario principale della
città, al fianco della Chiesa e dell'ex Convento di San Francesco
all'Immacolata.Le vicende costruttive dell'edificio, iniziate nella
prima metà del Settecento e protrattesi nel tempo, videro avvicendarsi
diversi progetti, rendendo tuttora difficile un'attribuzione certa del
progetto originario. E' possibile individuare in alcuni elementi della
torre campanaria, e in particolare nel ricorso ad aperture polilobate e
nel movimento della superficie muraria, dei tratti caratteristici del
linguaggio di Rosario Gagliardi, all'epoca principale esponente
dell'architettura netina. Gli stessi elementi ricorrono, ad esempio,
nella facciata della Chiesa di San Carlo Borromeo, realizzata in quegli
stessi anni dal Gagliardi.Non è escluso, tuttavia, un intervento di
Vincenzo Sinatra, allora allievo e stretto collaboratore di Gagliardi,
nella progettazione e nell'esecuzione dell'edificio. Risulta infatti
essere stato attivo, a partire dal 1751, nella direzione dei lavori di
posa in opera delle inferriate del prospetto sul fronte
stradale.L'attribuzione al Gagliardi troverebbe ulteriore conferma
considerando l'importanza di questo edificio nel tessuto urbano e
sociale di Noto. Si tratta, infatti, del complesso religioso più esteso
della città, simbolo dell'importanza e dell'influenza dell'Ordine delle
monache benedettine nella società locale del Settecento. Il Monastero
ospitò le monache della più alta nobiltà siciliana e continuò a svolgere
la funzione di convento fino al 1930, quando un incendio ne distrusse
un'intera ala (l'ala nord-occidentale). Oggi, grazie agli interventi di
restauro e consolidamento, l'edificio è tornato al suo originario
splendore e, in alcuni locali sotterranei, ospita la sezione
archeologica del Museo Civico di Noto.
L'edificio è articolato su tre
livelli, scanditi da due ordini di lesene poste su un alto basamento,
separati da una cornice e ritmati da fasce di bugne. Un cornicione di
coronamento scolpito in rilievo conclude l'estremità superiore
dell'edificio. L'ordine inferiore è caratterizzato da una sequenza di
lesene binate alternate ad archi a tutto sesto. Nell'ordine superiore,
le lesene binate si alternano a eleganti aperture inquadrate da cornici
riccamente decorate con motivi floreali e fogliati in rilievo, schermate
da ringhiere bombate in ferro battuto, le cosiddette "gelosie", tipiche
di molti edifici religiosi tardo barocchi del Val di Noto, che
consentivano alle donne ritiratesi a vita monastica di osservare la vita
che si svolgeva all'esterno del Monastero senza essere viste.La torre
campanaria, che si trova in posizione arretrata rispetto alla
prospettiva dal piano stradale e dominante rispetto alla piazza
adiacente alla Chiesa di San Francesco all'Immacolata, è un capolavoro
dell'architettura tardo barocca. Suddivisa in più livelli delimitati da
logge e conclusa da un belvedere con balaustra di coronamento e una
cuspide, presenta un particolare effetto di movimento plastico della
superficie muraria, enfatizzato dall'andamento concavo-convesso delle
linee.Il contrasto tra il rigore geometrico e la compattezza volumetrica
del prospetto dell'edificio, tipici del linguaggio neoclassico, e
l'effetto di morbidezza e movimento della superficie muraria della torre
campanaria, rendono il complesso del SS. Salvatore un particolare
esempio della sintesi linguistica tra le due correnti all'epoca
dominanti, il Neoclassicismo e il tardo Barocco
locale.Curiosità:L'edificio è stato il set cinematografico del film
girato da Franco Zeffirelli nel 1993, Storia di una capinera, tratto
dall'omonimo romanzo di Giovanni Verga.