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La storia di Noto dalle sue origini

15.12.2024

La storia di Noto è una storia antica, dall'età del bronzo ci conduce ai giorni nostri.

Noto fu fondata nel V secolo a.C. dal re Ducezio che condusse la sua gente dall'altopiano della Mendola, culla dell'antica civiltà del Castelluccio, sulla sommità del Monte Alveria dopo le guerre contro greci Siracusani

I siracusani non conquistarono mai con la forza la città di Neas (o Netum), comunque l'influenza ellenica non tardò ad arrivare tant'è che durante il regno di Gerone II divenne colonia siracusana.

Nel 214 a.C. Neatum aprì le sue porte al console romano Marco Claudio Marcello che la nominò città alleata dell'impero, autonoma e con un proprio senato, tutt'oggi in alcuni monumenti è ancora presente la scritta SPQN (Senatus Populus Que Netinum).

Il periodo romano fu un periodo non sempre tranquillo. Neatum, subì le vessazioni di Verre, come raccontate da Marco Tullio Cicero in fine Verro fu condannato all'esilio perché console corrotto.

 Tra le più importanti testimonianze del periodo si può ammirare, vicino la riserva di Vendicari, la villa romana del Tellaro e i suoi splendidi mosaici ben conservati.

Con la dominazione Araba, Noto si arricchì di importanti monumenti come la Trigona di Cittadella dei Maccari, l'oratorio della Falconara o il Cenobio di San Marco

In circa due secoli di dominazione araba, Noto conobbe un periodo di grande ricchezza e sviluppo. 

Gli Arabi portarono un importante sviluppo tecnologico nel campo agricolo e del commercio, nonché nell'industria della seta, agevolata dalla grande presenza di Gelsi nel territorio.

Nel 1091, Noto venne occupata dal Conte Ruggero d'Altavilla. 

Durante la dominazione normanna, si iniziò la costruzione del castello, delle chiese cristiane e del monastero di Santa Maria dell'Arco.

Durante il periodo angioino, Noto prese parte ai "Vespri Siciliani", il ventennio di rivolta popolare che portò alla fine della dominazione francese in Sicilia, che passò a Federico III d'Aragona.

La dominazione aragonese riconobbe, la nobiltà siciliana alla pari di quella dei conquistatori.

Sotto la dominanza di Alfonso V d'Aragona , fu nominato Viceré di Sicilia il Netino Nicolò Speciale, che molto contribuì allo sviluppo della città, che conobbe un periodo vigoroso sia dal punto di vista commerciale che artistico, per questo motivo, grazie anche all'intercessione del vescovo Rinaldo Montuoro Landolina, Noto venne insignita del titolo di "Città Ingegnosa" per i tanti personaggi che si distinsero nel campo della scienza, delle lettere e dell'arte come Matteo Carnilivari e Giovanni Aurispa.

Al massimo del suo splendore, la città fu distrutta dal terremoto dell'11 Gennaio 1693, così come altre città della Sicilia sud orientale, tra cui Modica e Ragusa, con un bilancio che si avvicinò alle 100.000 vittime.

Questa calamità sconvolse la comunità netina, e di tutta la Sicilia orientale, dando inizio alla costruzione di Noto, oggi ammirata dai turisti di tutto il mondo, facente parte del patrimonio UNESCO.

La città fu costruita a 8km più a valle, sul pendio del colle Meti.

Con il progetto di ricostruzione si cercò di ridare il lustro della città con lo stile dell'epoca, che garantisse al contempo un'architettura antisismica in modo che non si ripetesse più quella tragedia. Per tale scopo vennero chiamati i più importanti personaggi del settore come l'ingegnere olandese Carlos de Grunenbergh, il matematico netino Giovanni Battista Landolina, ma anche i migliori architetti siciliani: Rosario Gagliardi, Paolo Labisi e Vincenzo Sinatra.

Noto rinacque più bella che mai.

Il piano regolatore della nuova città aveva come fulcro nevralgico tre strade parallele orientate da est a ovest in modo che potessero sempre godere della luce del sole, luce che donava alla pietra calcarea utilizzata per la ricostruzione un colore giallo che al tramonto prendeva i tratti dell'oro.

Le tre strade parallele furono progettate perché ognuna era indirizzata a rappresentare un certo ceto sociale: la strada principale (l'attuale Corso Vittorio Emanuele) apparteneva alla chiesa, quella soprastante alla nobiltà e quella sottostante al popolo.

Gli spazi furono saggiamente studiati affinché ogni palazzo, piazza o chiesa stupisse ed incantasse il visitatore, da qui l'appellativo "Giardino di pietra".

Abile lavoro dei capomastri e scalpellini innalzarono lo stile barocco al suo apice.

Le facciate con le colonne intarsiate, i balconi a petto d'oca con le mensole ricchi di bassorilievi estremamente accurati, hanno fatto di Noto la capitale indiscussa del barocco siciliano, tutt'oggi apprezzata in tutto il mondo.

Circa nel XIX secolo, con la nuova riforma amministrativa, Noto perse il ruolo di Capovalle che passò a Siracusa. Comunque rimase sempre un centro importante dell'isola tantè che nel 1837, in ragione del moto di Siracusa, diventò capoluogo di Provincia e successivamente anche sede di diocesi.

Nel 1861, a causa dell'invasione garibaldina, entrò a far parte del Regno d'Italia perdendo poco tempo dopo il titolo di capoluogo di provincia, mantenendo comunque un ruolo importante dal punto di vista burocratico e logistico.

Il 13 marzo del 1996, la cupola della Cattedrale crolla a seguito di un difetto strutturale dovuto ad un intervento di restauro negli anni 70 che sostituì l'originario tetto spiovente con uno piatto in cemento armato, aggravando il carico di peso che le colonne dovevano sostenere. Questa grave circostanza, che fortunatamente non portò vittime, mise la città sotto i riflettori della stampa e delle televisioni di tutto il mondo, dando vita ad un processo di restauro del centro storico che portò Noto, assieme ad altre citta all'inserimento nei siti UNESCO.

Oggi Noto è diventata una città a forte impatto turistico, apprezzata e visitata da persone provenienti da tutto il mondo non solo per i suoi monumenti, ma anche per il mare, con le sue acque cristalline e la sabbia dorata.