CHIESA DI SANT'AGATA

Traduzione effettuata con goolgle
Ci scusiamo se la traduzione fatta nella Vostra lingua possa contenere qualche errore di interpretazione
La Chiesa ex conventuale di Sant'Agata si trova nella parte alta della città, nella zona denominata "Pianazzo", lungo la Via Trigona.
Si presenta come un edificio lineare e compatto, caratterizzato da una facciata preceduta da scalinata, secondo un impianto scenografico tipico degli edifici religiosi netini.
La Chiesa di Sant'Agata, annessa all'omonimo ex Monastero, è un esempio di architettura religiosa tardo barocca netina. L'edificio si presenta come un volume parallelepipedo lineare e compatto, preceduto da una scalinata trapezoidale a due rampe, che conferisce un effetto scenografico alla struttura architettonica.
La facciata è distribuita su due ordini separati da un fregio ed è conclusa da una balaustra. Nella parte centrale, vi sono due ordini sovrapposti di colonne addossate con capitelli ionici; nelle parti laterali, due ordini di paraste.
Il portale al centro della facciata è coronato da un timpano e non presenta la ricchezza decorativa tipica dei portali barocchi. L'intero prospetto si caratterizza, infatti, per la sobrietà e l'eleganza del disegno, che richiama il Neoclassicismo.
Le nicchie e il finestrone tamponato che si trova al centro dell'ordine superiore, circondati da cornici riccamente decorate con motivi floreali, fogliati e a rocaille, imitano delle aperture e creano un effetto di alleggerimento della compattezza muraria dell'edificio.
All'interno l'edificio presenta una navata unica rettangolare, conclusa da un'abside semicircolare e preceduta da un vestibolo, sopra il quale si trova una cantoria coperta da "gelosie" (ringhiere bombate in ferro battuto, tipiche dell'architettura locale).
L'ambiente è riccamente decorato con stucchi dorati, affreschi e altari barocchi in marmo policromo. L'altre maggiore è uno splendido esempio di altare barocco, dalle linee concave e convesse, arricchito di statue in marmo e sormontato da un ciborio a forma di tempietto.
Dalle fonti bibliografiche e dai documenti d'archivio riportati nella scheda di catalogo compilata nel 1990 dal Centro Regionale per l'Inventario e la Catalogazione della Regione Sicilia, scopriamo che il committente e il procuratore generale del Monastero e dell'annessa Chiesa fu Bernardo Maria Trigona, Marchese di Cannicarao, e che la Chiesa venne fatta ricostruire alla metà del Settecento, su progetto di Rosario Gagliardi, sull'edificio preesistente, danneggiato dal terremoto del 1727. Si ipotizza, quindi, che Gagliardi abbia iniziato a lavorare alla costruzione del nuovo edificio a partire dal 1740 e fino al 1760, ideando anche il progetto per l'annesso Monastero.
Successivamente, la direzione dei lavori e il loro compimento, nonché la progettazione dell'impianto decorativo interno ed esterno, furono affidati a Bernardo Labisi, figlio del più celebre Francesco Paolo Labisi, che lavorò alla fabbrica dal 1775 al 1780.
La scalinata trapezioidale a due rampe venne costruita in un secondo momento, nel 1859, probabilmente su disegno dell'ingegnere Luigi Cassone.
Dalla documentazione fotografica allegata alla scheda di catalogo, è possibile notare il cattivo stato di conservazione dell'edificio dopo il sisma del dicembre 1990. La Chiesa appare transennata e inaccessibile; sulla facciata sono evidenti le forme di deterioramento dell'intonaco e la crescita di vegetazione. All'interno, l'affresco che campeggia sulla volta della navata, mostra un avanzato grado di alterazione con distacco del colore e macchie di umidità.
Oggi la Chiesa è resa di nuovo accessibile, tuttavia non è aperta al culto. Viene utilizzata come spazio pubblico per l'organizzazione di eventi promossi dal Comune.